Luoghi senza tempo, corridoi polverosi, atmosfere rarefatte, stanze vuote e poi vedi magicamente apparire delle ombre che iniziano a riempire spazi e atmosfere e si fanno corpo e si fanno memoria e diventano incanto. Le fotografie in bianco e nero di Dario Binetti sono tutto questo ed anche oltre. Ci sono luoghi che, anche a distanza di secoli, hanno la qualità indiscutibile e originale di lasciare un segno concreto nella dimensione urbana in cui sono allocati. Sono luoghi dello spirito e sono luoghi preziosi della memoria che portano alla nostra mente una suggestione evocativa che lentamente assume il respiro profondo della città dove sono stati eretti. La fotografia è un linguaggio e quelle di Dario Binetti comunicano tutta una storia lunga oltre due secoli di questo antico convento del 1704 eretto dai padri Domenicani nella Città di Giovinazzo a nord di Bari. I monaci rimasero qui fino al 1809. Successivamente questo antico maniero divenne Regio Ospizio Ferdinando I e nei decenni successivi ha accolto trovatelli, figli di orfani di guerra e figli di famiglie numerose. Ebbene, con una rara combinazione di sensibilità umana e capacità educativa unita al fascino discreto di un incredibile repertorio artistico, gli attori di queste immagini hanno calpestato questo luogo che segna le vicende personali di intere generazioni. Il potere della fotografia in bianco e nero è effuso dalla forza immaginativa contenuta nei posti ritratti che evocano sensazioni straordinarie di forte emotività. Si nota come i movimenti – cautamente vitali e dinamici – delle donne/anime della compagnia di danza ResExtensa della coreografa Elisa Barucchieri sono lievi e delicati. Talvolta appaiono incerti come di pettirossi che spiccano il loro primo volo dal nido rinvigoriti dal sole di una primavera nascente e ci pare, in sintesi, di toccare o sfiorare quei corpi che sono di paradiso in terra e di nostalgia del passato. Donne/anime/angeli che Dario Binetti osserva e insegue, con la sua macchina fotografica, senza troppi rimpianti, fino a diventare materia nell’immensità di un amore senza età. Sono corpi non corpi che saranno percepiti a una dimensione altra dove lui li proietta, avvolti da una luce pura, delicata ed incontaminata, per rivivere la stessa innocenza assoluta dell’infanzia. Vieppiù; tanti giovani qui hanno imparato a conoscere e dominare e cavalcare i misteri della vita, attraverso i sottili meccanismi della conoscenza, della fatica, del rigore. In ognuno, ancora oggi, si può leggere uno straordinario spirito innovatore che li spinge ad andare oltre. Ed ecco la luce che il fotografo dosa sapientemente fino a lacerare il buio e a cercare ombre e a svelare corpi e a concedere a noi scorci magici dove coltivare idee, passioni, desideri e pensieri alti. Un capolavoro dove le danzatrici di Elisa Barucchieri cavalcano i misteri della vita fino a dominarli attraverso i sottili meccanismi della conoscenza dell’arte e della fatica. I cento, mille scatti e oltre di un fotografo scrupoloso e attento, riescono a trasmettere il concetto del tempo cairologico. E sì, perché qui il tempo sembra essersi fermato a una distanza siderale dagli schiamazzi del mondo. Si intravedono, infatti, le architetture tradizionali, proprie del primo diciottesimo secolo, che fanno apparire maestoso anche ciò che è piccolo e semplice. In tante di queste fotografie ho respirato il silenzio che mi ha riportato indietro con la mente. Qui i padri domenicani pregavano e operavano in letizia, sostando in un luogo meravigliosamente incontaminato. La vocazione di questo ex convento impone, con naturalezza, il rispetto del silenzio in una simbiosi emozionante con la natura. Ed è proprio qui, grazie all’arte di Dario Binetti, che le antiche pietre parlano e sussurrano storie a noi nuove generazioni di internauti e a noi ricordano la bellezza della semplicità e della tradizione e del rispetto che si trasforma in amore per la vita.

Nicola De Matteo Presidente dell’Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo